Review: ROME CHAMBER MUSIC FESTIVAL al Teatro Argentina

SI E' CONCLUSA LA DICIANNOVESIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL DI MUSICA DA CAMERA DELLA CAPITALE

By: Jul. 06, 2022
Review: ROME CHAMBER MUSIC FESTIVAL al Teatro Argentina
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Review: ROME CHAMBER MUSIC FESTIVAL al Teatro Argentina

Nella splendida cornice del Teatro Argentina di Roma, con un'ottima selezione di brani e musicisti di ogni età, di ogni continente e tutti di notevole talento, si è potuto assistere a quattro serate di grande qualità artistica e culturale.

Si poteva pensare che la musica da camera si sarebbe potuta perdere in una location così maestosa: al contrario si è invece assisto ad un coinvolgimento molto intenso dove la musica è stata la protagonista assoluta, ugualmente eseguita sia dai musicisti professionisti che dai giovani formati all'interno della Fondazione del Rome Chamber Music Festival.

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La ben nota formula voluta dal Maestro Robert McDuffie, direttore artistico del Festival, nonché violinista di ben riconosciuta fama internazionale, vede la profonda interazione tra nomi ben affermati con giovani musicisti suddivisi in due diverse sezioni. La prima il De Simone Young Artist Program, seleziona e prepara giovani musicisti da indirizzare verso una carriera di non facile approccio ai nostri giorni. La De Simone & Partners affianca il Robert McDuffie Center For Strings, presso la Mercer University in Georgia, nel preparare giovani talenti da portare al Festival e poi lanciare in nuove carriere. A questo si affianca lo Steve Della Rocca Young Professional Program, nato con lo spirito di sostenere giovani artisti che hanno sofferto un duro arresto all'inizio delle loro carriere a causa della pandemia. Questa formula è di grande importanza per la armoniosa interazione di tante diverse culture che si ritrovano e si confrontano con il denominatore comune della musica che supera ogni diversità e ogni contraddittorio: in questa edizione i musicisti provenivano da Italia, Polonia, Stati Uniti, Regno Unito, Hong Kong, Germania, Austria, Sud Corea, Malesia.

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Queste diverse correnti e diversi livelli si sono così ben miscelati creando una tangibile alchimia tra i giovani entusiasti di affiancarsi a musicisti già affermati. Allo stesso tempo questi ultimi scoprono una vena invigorente nell'entusiasmo dei giovani: questo scambio spinge ogni musicista a dare il meglio di se con risultati ben evidenti al pubblico che non ha risparmiato applausi e richieste di bis.

Nella prima delle quattro serate, il debutto è stato affidato ai brani di due compositori che non hanno bisogno di presentazioni, Franz Schubert e Johannes Brahms, mentre nella seconda serata spazio alle voci con una prima parte dedicata alla musica barocca. Il Maestro Ivano Zanenghi al liuto e il Maestro Giorgio Fava al primo violino hanno magistralmente accompagnato la calda voce della contralto Sara Mingardo e della sua allieva destinata ad una grande carriera, la sorprendente Maddalena De Biasi, diplomata al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma. Il loro programma ha spaziato da Vivaldi a Corelli, da Benedetto Marcello a Handel e Scarlatti. Il secondo atto ha avuto come protagonisti i grandi compositori americani, Bernstein, Sondheim, Rodgers e Hammerstein, Rorem, Thomson, Bolcom, Guettel e Corigliano. Ad interpretarli al pianoforte il Maestro Michael Barrett con le voci di Mary Rice (mezzo-soprano), Elaine Daiber (soprano) e Dominik Belavy (baritono). Questa serata avrebbe potuto essere decisamente migliore se si fosse dato un aspetto più festoso soprattutto alla seconda parte. Già il barocco, per quanto intenso, ha una musicalità seria e impegnativa. Nella seconda parte, con a disposizione nomi come Sondheim e Rodgers and Hammerstein, si poteva offrire al pubblico un qualcosa di più spumeggiante. La scelta di brani con una continua monotonia, seri e drammatici ha forse un po' annoiato. Soprattutto la scelta del finale (l'unico a tre voci) con il Requiescat di Ned Rorem, è un brano che ha lasciato il pubblico con la voglia di sentire qualcosa di allegro. Qualche canzone più coinvolgente e briosa non avrebbe guastato.

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Nella terza serata, in un crescendo che ha caratterizzato questa edizione, si sono esibiti 15 musicisti in scena nel Dumbarton Oaks, il concerto in Mi bemolle di Igor Stravinsky. Il Maestro Gullielmo Pellarin e il suo corno hanno guidato il gruppo in una appassionata esecuzione, seguita poi dal quartetto per archi in B minore Op. 11 di Samuel Barber con alla viola il Maestro Nicholas Mann. A chiudere la serata, la contrabbassista Valentina Scheldhofen Ciardelli ha entusiasmato con le sue composizioni originali. In prima mondiale ha presentato GlassalG un brano composto appositamente per il Festival e ispirato all'amicizia che legava David Bowie a Philip Glass. Il suo secondo brano è stata invece una trascrizione e personalissima interpretazione per quintetto d'archi ispirata alle composizioni di David Bowie.

E per concludere questo crescendo, la quarta e ultima serata ha visto un nuovo arrangiamento del Maestro Alexander Ouzounoff di due brani di Ottorino Respighi, I pini di Roma e Le fontane di Roma sempre con il Maestro Pellarin e con al pianoforte Elena Matteucci. A chiudere, una applauditissima esecuzione de Le quattro stagioni americane, la celeberrima composizione di Philip Glass, ispirata alle ben più famose stagioni di Vivaldi. La grande novità di questa esecuzione è stata l'introduzione di ogni stagione con un breve brano che Philip Glass ha scritto appositamente per il Maestro McDuffie.

Ora gli occhi, anzi le orecchie sono puntate al 2023, anno in cui verrà celebrato il ventennale del Rome Chamber Music Festival, questa manifestazione così fortemente voluta dal Maestro McDuffie che in ognuna delle sue edizioni ha portato una notevole quantità di artisti di rinomanza internazionale e che dopo le varie sedi in cui si è svolto (L'Oratorio del Gonfalone, le sale di Palazzo Barberini, l'Auditorium della Conciliazione) sembra ora aver trovato nel Teatro Argentina la sua sede ideale.

FONDAZIONE ROME CHAMBER MUSIC FESTIVAL

19° EDIZIONE

Musicisti:

Michael Barrett, pianoforte e sintetizzatore - Giorgio Fava, violino - Nicholas Mann, viola - Elena Matteucci, pianoforte - Guglielmo Pellarin, corno - Luca Sanzò, viola - Ivano Zanenghi, liuto

Dominik Belavy, baritone - Elaine Daiber, soprano - Maddalena De Biasi, soprano - Sara Mingardo, contralto - Mary Rice, mezzo-soprano

Pianoforte:

Derek Wang

Violini:
Hayoung Choi - Evan Hjort - Stephanie Kemna - Bronwyn James - Miclen LaiPang - Sofia Manvati - Federico Piccotti - Sophia Stoyanovich - Giada Visentin -

Viole:
Toby Cook - Seido Karasaki - Jeremy Andelman Klein - Daniele Valabrega - Carlos Walker

Contrabbassi
Dylan Reckner - Valentina Scheldhofen Ciardelli

Violoncelli:
Lara Biancalana - Costantine Janello - Juliana Moroz - Erica Piccotti - Margherita Succio - Nigel Thean - Barbara Warchalewska


Flauto:
Tomasz Sierant

Clarinetto:

Letizia Elsa Maulà

Fagotto:

Kaden Ho-Yan Yim

Corno:
Damiano Servalli

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